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Valencia, la “ciudad del running”

Percorso pianeggiante e veloce, ristori ben dislocati con numerosissimi volontari, animazione e musica ad ogni angolo: tutto questo e molto di più è la maratona di Valencia.

Le emozioni si sono fatte sentire fin dal momento in cui ho messo piede fuori dall’aereo. Vedere i cartelloni pubblicitari della maratona in cui si invitava la gente a scendere in piazza per incitare i runner, mi ha proiettato già all’indomani. Mai avrei pensato che ci fosse così tanta gente ad assistere, circa 200 mila persone. Ma procediamo un passo alla volta.

Una volta atterrata, la priorità è andata al ritiro del pettorale. Mi sono diretta con i miei compagni d’avventura Elena, Andrea detto “IL Motta” e Frank alla Ciudad de las Artes y de la Ciencia, che sorge sul vecchio letto del fiume Turia e in cui l’arte, la natura e la scienza trovano espressione all’interno di 5 diverse strutture che formano un suggestivo complesso architettonico. Di nuovo il pensiero è andato all’indomani, al momento dell’arrivo, sulla passerella azzurra posta in mezzo all’acqua con ai lati due spalti che ho immaginato gremiti di tifosi urlanti. Mi vengono già i brividi ma meglio non correre con l’immaginazione. Ritiro il mio pettorale, n° 5426.

Mentre stavo passeggiando per l’Expo village, costruito su due piani, ho notato un po’ di persone accalcate vicino a dei cartelloni. Mi è bastato avvicinarmi solo un po’ per vedere che su quei cartelloni erano segnati i nomi delle 18 mila persone che l’indomani avrebbero corso la maratona. Ho provato a cercare il mio e l’ho trovato, un nome tra 18 mila, tutti lì per lo stesso motivo: portare a termine questa impresa. Ho ritirato anche il pacco gara che conteneva l’originalissima canottiera della manifestazione, che inumidita dal sudore rivela, tra la trama del tessuto, il percorso della gara. Semplicemente pazzesca.

Non sono riuscita a preservare le energie, per quanto ci abbia provato è difficile quando sei in una nuova città, non conoscendo i luoghi e le distanze è un continuo camminare. Se poi incappi in un bus che interrompe la tratta a causa di una manifestazione improvvisa, le cose si complicano ancora di più. Ma non mi sono abbattuta, ho cercato di guardare il lato positivo: sono a Valencia e tra meno di ventiquattr’ore correrò la mia terza maratona!

Dopo una bella dormita la sveglia suona all’alba della domenica mattina: 5:30. Bisogna fare colazione presto per dare al nostro corpo il giusto tempo per completare la digestione. Alle ore 7:00 io ed Elena abbiamo il ritrovo con IL Motta e Frank. Dopo un vano tentativo di prendere il bus di servizio, con il rischio di aspettare troppo a lungo i successivi e quindi far tardi, optiamo per prendere un taxi. Arriviamo in perfetto orario, con un po’ di coraggio visto l’aria frizzantina ci togliamo le felpe e tutto ciò che lasceremo al deposito borse, facciamo la foto di rito e infine ci dirigiamo verso le nostre griglie di partenza, come dei leoni in gabbia. Sono da sola nella mia griglia, e mentre aspetto il momento della partenza inizio a pensare: penso all’obbiettivo che mi sono prefissata per questa maratona, abbassare il mio personale da 3:44 a 3:39. Ho tutte le carte in regola per farcela, mi sono allenata bene e mi sento in forma. Sono fiduciosa che il fastidio dietro il quadricipite non sia niente, solo frutto dell’ansia da prestazione, e grazie al taping che mi sono fatta applicare prima di partire, la spalla non mi darà alcun problema, era già in via di guarigione.

3, 2, 1, GO, partita.

I primi metri prevedono il passaggio sul ponte Monteolivete, invaso da persone accalcate per assistere all’inizio della gara e magari per vedere passare i propri cari. Si prosegue poi verso la Marina di Valencia in direzione dello stadio Mestalla. Metà gara è andata. Passo i 21km a 1h 49min, un ritmo per me già impegnativo, forse un po’ troppo per la prima metà della gara, però mi sentivo bene e mi sono convinta che potevo farcela a mantenere questo stesso ritmo per tutto il resto della gara. Non potevo fare previsione più sbagliata. Passo al 23°km circa vicino al punto di partenza, la Ciudad de las Artes y de la Ciencia, poi al km 28 e 29 in Calle de la Paz e nella piazza del Ayuntamiento per arrivare al 30° km alla Gran Vìa. Stavo tenendo ancora un buon ritmo, anche se cominciavo a rendermi conto di aver bruciato troppe energie in partenza in quei primi 21/30km. Ed è così che al km 34 le gambe hanno iniziato a girare più lentamente, in prossimità del parco de la Cabecera e del Bioparc. Da un passo di 5’10” sono passata a 5’20”, 5’30” e a salire. Nonostante cercassi di reagire vedendo il ritmo che rallentava sullo schermo del mio gps, il mio corpo non rispondeva, non ne voleva proprio sapere di riprendersi. Ho avuto alti e bassi, attimi di sprint seguiti da altri in cui mi domandavo dove avrei trovato le forze per percorrere quegli ultimi km. In un attimo il mio obbiettivo non era più il tempo, pensavo solo ad arrivare alla fine. Raccogliendo tutta la volontà che avevo in corpo, passo dopo passo sono arrivata a vedere il cartello del km 42, e poi quello dei 195m mancanti. Avevo finalmente fatto ingresso sulla passerella azzurra, ero arrivata, ho pensato: CE L’HO FATTA!

Dopo 3h 45min 37sec di corsa non stop mi fermo e faccio qualche passo camminando, è questo il momento in cui ho realizzato cos’era successo. Ho gestito male la gara, sono partita troppo lanciata e l’ho pagata sulla distanza. Mi sono giocata male le mie carte ed è andata così, niente personale. Scendono lacrime di dispiacere, perché ci credevo e sono tutt’ora sicura che se mi fossi trattenuta nella prima parte ce l’avrei fatta a raggiungere quelle 3h 39min, ma la maratona non perdona nessun errore, ed è stato giusto così.

Mi dirigo verso l’uscita, prendendo quella medaglia che tanto ho faticato, per poi raggiungere e fare i complimenti al Motta che ha chiuso la sua maratona in 3h 09min, un vero campione ai miei occhi. Aspettiamo anche l’arrivo di Frank ed Elena, che hanno raggiunto altrettanti ottimi risultati, 3h 47min e 4h 10min.

Ci scambiamo pareri e impressioni sulla gara e sul percorso: siamo tutti concordi nel dire che una maratona del genere sarà difficile ritrovarla.

Valencia resterà per me una maratona speciale, da correre assolutamente almeno una volta nella propria carriera di runner. Io non mi abbatto né demoralizzo, faccio tesoro di quest’esperienza per non ripeterla più in futuro. Con la maggior consapevolezza di essere umana e quindi fallibile riparto da qui, più forte e determinata di prima.

“Fai del tuo meglio, e avrai fatto l’impossibile”.

Cit del mio coach Matteo Bovienzo

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