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Project Run Your Way

Dove qualcosa doveva ancora accadere qualcos’altro si stava realizzando. È iniziato tutto a Berlino. Ancora una volta mi trovo a parlare di questa città che per certi aspetti mi ricorda tanto la mia Milano e per questo mi ci sono così tanto affezionata. Berlino, la città della mia maratona più veloce e la città da cui è iniziato Project Run Your Way con New Balance e Intersport.

Per il secondo anno consecutivo sarò parte del progetto che culminerà il 3 dicembre con il correre per la terza volta la maratona con cui sento di avere un conto in sospeso: Valencia. Quest’anno non sarò sola: insieme a me ci sarà Samanta guidata da Orlando Pizzolato a rappresentare il team italiano, Amanda, Ted e Stephanie guidati da Ashkan per la Svezia, Eliot, Leo e Marie guidati da Gwen per la Francia e Desire, Nis e Michael guidati da Bastian per la Germania. Un team ben assortito di cui sono la veterana. Ho condiviso la mia esperienza con i nuovi compagni, cercando di trasmettere qualche consiglio e al tempo stesso lasciare loro la curiosità e lo stupore di scoprire da soli cosa significherà correre sulle acque de la Ciudad de las Artes y las Ciencias.

Dieci perfetti sconosciuti che ho iniziato a conoscere nel weekend trascorso insieme a Berlino e che ho ritrovato lo scorso fine settimana a Marsiglia per il secondo step di questo percorso. Anche se in fondo ci conosciamo appena, è stato come rivedere dei veri e propri amici: Amanda che ha raccontato del viaggio nel suo van all’insegna dell’avventura, Eliot del suo primo mezzo Ironman e di come stia già sognando il prossimo. Persone con diversi trascorsi ed esperienze pronte a correre verso un unico traguardo: la maratona di Valencia.

Il primo weekend a Berlino è servito per studiarci, conoscerci e iniziare a tessere legami. Abbiamo corso per le strade che una settimana dopo avrebbe accolto decine di migliaia di aspiranti maratoneti, tra cui la sottoscritta. Abbiamo respirato l’aria di una città in fermento per l’arrivo di un grande evento.

Il weekend a Marsiglia è stato un assaggio di quello che vivremo a Valencia, il clima della gara. Non avevo mai sentito parlare della Marsiglia-Cassis prima di allora. Una gara in cui si respira un’atmosfera internazionale e ambitissima tra i corridori francesi.

Il percorso di 20 chilometri si sviluppa su strade asfaltate che attraversano il Parco Nazionale delle Calanques. Per nulla banale né scontato sotto nessun punto di vista, né di gestione delle energie né di panorama. La prima metà è tutta in salita, dapprima leggera fino a raggiungere quasi il 6% di pendenza, dove si concentra quasi la totalità dei 300 metri di dislivello complessivo. Raggiunto il Col de la Gineste si è nel punto più alto, dove da un lato si ha la visuale completa su Marsiglia con uno scorcio sull’oceano e dall’altro si scorge la strada che prosegue in discesa snodandosi in mezzo a una natura intatta e protetta.

Una gara affascinante per chi la corre e per chi vi prende parte da spettatore a giudicare dalla quantità di persone accorse a bordo strada per incitare noi corridori. Una partecipazione del tutto inaspettata che mi ha in parte spiazzato ma dall’altro trasmesso un’energia incredibile in una giornata in cui sarebbe stata dura contare sulle mie sole forze.

Una tappa di avvicinamento alla maratona inusuale ma decisamente allenante, che ci ha messo tutti alla prova. Ne usciamo fortificati sia come runner che come gruppo. Ognuno rappresenta un punto di riferimento per l’altro. Sappiamo a chi chiedere un consiglio tecnico e su chi fare affidamento per stemperare la tensione prima della partenza della gara.

Conclusasi anche questa esperienza ci siamo salutati con grandi sorrisi sulle labbra e con una promessa: la prossima volta che ci rivedremo avremo tutti memorizzato il testo della canzone Sarà perché ti amo per cantarla come rito propiziatorio prima della partenza per la maratona, che ognuno affronterà a modo suo, con il suo obiettivo, seguendo la propria strada.

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Berlin marathon
Accettare la stanchezza

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