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Vertical line

Scegli una vetta e scalala fino al suo ultimo metro. Parti da casa o da un punto X a tua scelta in bicicletta e prosegui con lo sport necessario in base alla stagione, all’altitudine del tuo obiettivo ma soprattutto in base alle tue esperienze e possibilità, specialmente qualora fosse alta montagna.

Skialps, trail running, arrampicata, trekking, alpinismo. Questo è lo spettro di soluzioni a disposizione per raggiungere il SUMMIT della tua montagna.

Una volta arrivato avrai raggiunto il tuo obiettivo.

Un progetto ambizioso, impegnativo sotto diversi punti di vista. Un progetto che unisce la passione per la bici a quella viscerale per la montagna. Stefano è solito rompere gli schemi. Da adesso non più solo in bici ma con ogni disciplina che gli permetterà di raggiungere la tanto agognata vetta che di volta in volta si prefisserà di “conquistare”. Anche questo è Assault to freedom.

Non appena Stefano mi ha proposto di prender parte a questo nuovo format ho risposto che poteva contare su di me. Per quanto la maggior parte delle persone possa ritenere le sue idee fuori dalle righe, io di contro riesco sempre a entusiasmarmi. Sono consapevole del fatto che non si tratterà mai di qualcosa di semplice, ma so che varrà la pena provarci.

Con zaino in spalla, in sella alla mia bici giovedì mattina aspetto Ste in Aprica. Arriva insieme a Briciola e Alex e tutti insieme ci dirigiamo verso Ponte di Legno in direzione del Passo del Tonale.

Pensavo non sarebbe stato semplice pedalare con uno zaino da 25L sulle spalle. Mi sbagliavo. La parte più impegnativa sarebbe iniziata una volta indossate le scarpe da corsa.

Il Passo del Tonale sarebbe stata la nostra zona cambio. Dentro agli zaini tutto l’occorrente per poter proseguire a piedi fino al ghiacciaio Presena, a quasi 3100m sul livello del mare.

Ci aspettavano poco meno di 7 km con 1200m di dislivello da percorrere a piedi. Si è trattato tutt’altro che una passeggiata di salute. La strada si è rivelata subito inerpicata, senza un vero e proprio sentiero da seguire ma che ci siamo dovuti creare da soli, cercando passo dopo passo un appoggio sicuro tra le rocce.

Poi è stata la volta di attraversare con cautela una parete rocciosa. Oltre a controllare ciascun movimento c’era da gestire la mancanza di ossigeno e di conseguenza la difficoltà a respirare dettata dalla quota. 

Successivamente ci siamo trovati a dover superare una lastra di ghiaccio. Grazie all’aiuto dei ramponcini applicati con pochi gesti sotto alle scarpe non è stato un grosso problema. A quel punto ci trovavamo praticamente sotto alla croce.

Mancavano 150m di ascesa per la vetta, per concludere la mia prima vertical line. Ho raccolto le ultime energie che mi erano rimaste, davvero poche, e con i quadricipiti infiammati e doloranti ho raggiunto il summit di giornata.

Stanca ma con umore altissimo ero già proiettata a venerdì. Sulla carta ero conscia delle difficoltà che avremmo incontrato, senza poter immaginare che queste si sarebbero rivelate anche maggiori di quello che mi sarei potuta aspettare. L’avrei scoperto solo strada facendo.

Alle 6 di venerdì mattina parto dall’Aprica, sempre con zaino in spalla e sempre in sella alla mia bici. Raggiungo Ste e Briciola a Cané per poi dirigerci insieme ancora una volta a Ponte di Legno, questa volta avendo nel mirino il Passo Gavia.

Le poche ore di sonno e l’indolenzimento generale dovuto alla vertical del giorno precedente hanno reso tutto un po’ più difficile. A mantener viva la nostra attenzione l’aria fredda che ci ha “accompagnato” lungo tutta l’ascesa al passo, fino in cima al rifugio Bonetta.

Ma non sarebbe stata l’unica ascesa di giornata. Ci aspettava ancora il Passo dello Stelvio prima di poter lasciare le bici e proseguire verso la vetta.

A Bormio ci siamo fermati per la consueta pausa al Bar di Stefi diventato un punto di riferimento nel corso di quest’estate. Un toast, una brioche accompagnati da caffè, te o una Coca Cola prima di rimetterci a pedalare. Nel frattempo ci aveva raggiunto anche Alex e una volta di nuovo tutti insieme abbiamo imboccato la strada per lo Stelvio.

Il cielo era parzialmente nuvoloso, l’aria sempre presente e più salivamo di quota più si raffreddava. Un po’ alla volta le parole sono andate esaurendosi. Ognuno stava raccogliendo tutte le forze rimastegli in corpo per arrivare fino in fondo alla salita. Proseguivo con lo sguardo basso. Lo alzavo a tratti per guardarmi intorno e capire a che punto fossi, quanto ancora mancasse.

Dopo essermi lasciata alle spalle bandiere e scritte colorate sull’asfalto realizzate in occasione dello Stelvio day che si sarebbe tenuto il giorno seguente, raggiungo la cima. Prima della foto di rito davanti al cartello, una volta scesa dalla bici mi appoggio a una staccionata di legno, riempiendo i polmoni con una lunga boccata di ossigneo. Mi è servito un attimo per tornare pienamente in me, fare la foto con i ragazzi e dirigermi alla zona cambio, per poi affrontare l’ultimo sforzo.

Abbiamo indossato vestiti più pesanti del giorno precedente visto le temperature decisamente più rigide ed iniziato il nostro cammino. Ste e Briciola davanti a fare strada. Ancora energici e decisi nei movimenti, totalmente focalizzati sul portare a termine l’obiettivo. Ho pensato che nulla li avrebbe potuti fermare. La loro, la nostra, motivazione è più forte della fatica, della stanchezza mentale, del mal di gambe e del fiato corto.

Lasciamo la prima parte di sentiero per proseguire su un lungo tratto di neve battuta. Ancora una volta avere con noi i ramponcini ci ha facilitato il compito.

Guardavo davanti a me la Punta degli Spiriti e per quanto mi sembrasse sempre più vicina avevo la sensazione di non arrivare mai quando ad un tratto ci siamo ritrovati proprio lì, a 3314m sul livello del mare. Quel punto così lontano era finalmente sotto ai nostri piedi. Eravamo quattro puntini piccoli e insignificanti di fronte a quello che si estendeva davanti a noi, di fronte ai nostri occhi stanchi, ai nostri cuori aperti.

Sono tutte esperienze che da un lato mettono alla prova il fisico. Non ci risparmiamo mai, chiediamo sempre di più al nostro corpo. Per cosa? Per sentirci vivi e godere di quello che di bello questo mondo ha da offrirci. E da certe altezze la vista lascia davvero senza parole. Vale tutti gli sforzi, tutti i piccoli sacrifici. Vale la pena vivere al meglio questa vita, e il nostro meglio è questo. Viviamo rincorrendo la nostra libertà in sella alla bici, a piedi o arrampicandoci su una parete di roccia. Ci vuole carattere, ci vuole determinazione, ci vuole attitudine. È questo che rappresenta il progetto Vertical line. Anche questo è Assault to freedom.

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