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From running to cycling: i primi step

Era da tempo che sentivo il desiderio di montare in sella a una bici da corsa. In molti penseranno che il motivo potrebbe essere la volontà di cimentarmi prossimamente in gare di triathlon. Ma non è questo il momento. Non ancora per lo meno.

Ho iniziato a guardare con curiosità al mondo del ciclismo la scorsa estate. Osservavo amici e amiche, anche runner, prendere le loro bici e partire per lunghi giri, da soli o in compagnia.

Che effetto avrebbe fatto vedermi su una bici da corsa? E che sensazioni avrei provato?

Ho sempre praticato sport che non prevedevano l’utilizzo di nessuno strumento esterno: prima la ginnastica aerobica, poi il nuoto e infine il running. Ho sempre e “solo” dovuto gestire e controllare il mio corpo. Nel ciclismo sei tu e la tua bici. Non è più possibile fare i conti solo con sé stessi.

Non ci si improvvisa ciclisti. Se avessi voluto buttarmi in questa nuova disciplina avrei dovuto organizzarmi: mi serviva una bici ben accessoriata, l’abbigliamento adeguato con tanto di casco e scarpe, e tempo. Senza tempo a disposizione da poter dedicare alle uscite in bici sarebbe stata tutta fatica sprecata.

I mesi son passati, ma l’idea di iniziare a pedalare ha continuato a maturare nella mia mente. Inserire la bici nella mia routine di allenamenti mi avrebbe consentito di mantenere una buona attività aerobica senza stressare ginocchia e articolazioni.

Quello che prima era soltanto un pensiero si è tramutato in un vero e proprio desiderio. Dovevo fare in modo di realizzarlo. Mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato a raccogliere le prime informazioni utili per capire come muovermi.

Il primo step da compiere era scegliere la bici.

In questa prima fase ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada Liv Cylcling, un brand del gruppo GIANT, specializzato nella creazione e produzione di telai per le donne. In un ambiente ancora molto sbilanciato verso l’uomo e le sue esigenze, in cui la donna può e deve accontentarsi di bici “non-da-uomo”, Liv mette in primo piano la donna realizzandole bici su misura. Il team Liv parte dalle nostre caratteristiche e dai nostri bisogni per produrre bici della taglia e dal fit più adatto per ciascuna di noi.

Non è certo un mistero che l’ambiente del ciclismo graviti ancora principalmente attorno alla figura maschile, ma non avrei mai detto che fosse così difficile per una donna farsi strada in questo mondo, a partire dalla scelta della bici. Venire a conoscenza dell’esistenza di un brand che impiega tutte le sue energie e le sue forze per soddisfare i miei bisogni è stato rassicurante. Mi sono sentita meno sola nel mare magnum dello scenario del ciclismo amatoriale.

Insieme a bikers esperte, abbiamo scelto quella che sarebbe diventata la mia prima bici da corsa: la Avail Advanced 2.

Il secondo step era scegliere gli accessori base che avrebbero completato la mia bici, come i pedali e il porta borraccia. Senza dimenticare l’accessorio di primaria importanza: il casco.

Per l’occasione ho deciso di andare in avanscoperta in un negozio specializzato. Sarebbe stato anche un buon pretesto per incontrare persone appassionate ed esperte con cui confrontarmi e a cui chiedere consigli e suggerimenti. Sono andata da Cicli Esposito, punto vendita a conduzione familiare, che ha messo le basi nella Milano degli anni ’80 ed ancora oggi è un punto di riferimento per molti ciclisti milanesi.

Era un venerdì pomeriggio. Circa le 17:30. Prima di spingere la maniglia della porta per entrare osservavo dall’esterno la vetrina del negozio. Dalle vetrate si intravedevano un sacco di bici, di tutti i tipi e di tutti i colori. Con la sensazione che sarei stata un pesce fuor d’acqua ma, al tempo stesso, spinta da curiosità e voglia di imparare, sono entrata. Mi ha accolto Roberta, una collaboratrice di Stefano, il titolare. Insieme ci siamo messe a sfogliare i cataloghi, cartacei ed online, per cercare quello di cui avevo bisogno.

Ho scelto il casco Liv Rev Comp, con massima protezione dagli urti, un sistema di adattamento alla testa e di ventilazione per restare sempre fresca e asciutta.

Come pedali ho optato per un modello della Look, il Keo 2 Max, un buon compromesso tra affidabilità, durata e resistenza. Mi è stato spiegato che un buon pedale deve avere una buona superficie di appoggio ed essere quanto più possibile leggero e duraturo nel tempo.

Insieme ai pedali era compresa una coppia di tacchette, delle piastre in metallo da attaccare alle scarpe per fare in modo di incastrare il pedale alla scarpa e consentire di avere una pedalata fluida e sicura.

Mi servivano anche delle scarpe da bici. Dopo averne provate un paio disponibile in negozio ed essermi così accertata del mio numero, ho optato per ordinare le REGALO, un modello entry level di Liv con suola rigida. La rigidità della suola mi sarebbe venuta in soccorso durante le prime pedalate, risparmiandomi un po’ di fatica. Con la chiusura in velcro a tre strap invece sarei riuscita facilmente a trovare la vestibilità più adatta per me.

Così ho portato a casa il materiale subito disponibile e ho incrociato le dita sperando che il mio ordine arrivasse il prima possibile perché la voglia di iniziare a pedalare era tanta. Tuttavia mi mancava ancora tutto l’abbigliamento tecnico, in primis i pantaloni con fondello, indispensabili per riuscire a stare in sella senza fastidi né dolori.

Ho sfruttato il tempo che avevo a disposizione durante il week end per recarmi da un altro rivenditore. Mi piace avere a che fare con persone diverse perché credo che ognuno possa insegnare qualcosa di nuovo. Dato che mi trovavo in Brianza ho colto l’occasione per andare in visita da Sardi Cicli, che lavora nel settore da ben tre generazioni con alle spalle una grandissima esperienza e professionalità.

Ho conosciuto Alessandro che mi ha assistito nella scelta dei capi tecnici. Sulla base delle temperature stagionali abbiamo optato per una maglia termica, una giacca e un gilet, in modo tale da avere la possibilità di vestirmi a strati in base alle giornate. Un pantalone ¾ da indossare con un calzino tecnico a metà polpaccio e una salopette con shorts da indossare con i gambali fino a quando non farà abbastanza caldo da pedalare con le gambe scoperte. Un buon paio di guanti per completare il kit invernale.

Altri due accessori di fondamentale importanza erano un buff, per proteggere collo ed eventualmente bocca dal vento, e occhiali da sole, essenziali contro la lacrimazione degli occhi, moscerini e aria fredda. Per questi, almeno per ora, avrei potuto sfruttare gli stessi che utilizzo per gli allenamenti running.

Vestita e accessoriata di tutto punto pensavo di essere pronta per scendere in strada. Ma mi mancava ancora uno step molto importante, che sarebbe sempre opportuno fare specialmente se si è alle prime pedalate come la sottoscritta. Mi sto riferendo alla messa in sella, o posizionamento biomeccanico.

Il bikefitting consiste in una serie di misurazioni che permettono di regolare manubrio, sella e posizione delle tacchette sulle scarpe, in modo tale da cercare di raggiungere il massimo comfort sulla propria bici a favore anche del miglioramento della prestazione.

In questo passaggio mi è stato prezioso l’aiuto di Alberto, proprietario di Pain Cave, un ex spazio industriale di 250 mq dove poter svolgere indoor-cycling, pedalare con il supporto di tutte le ultimissime tecnologie. Oltre a mettere a disposizione dei clienti un totale di ben 7 postazioni bike, Alberto offre il servizio di fitting avvalendosi del idmatch bike lab, il primo sistema automatizzato per la messa in sella, a cui mi sono affidata in prima persona.

Ma di questo vi parlerò nei prossimi articoli.

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