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L’anno zero. Ricomincio da me.

Ci sono amori che nascono e durano per sempre, resistendo ad ogni difficoltà. Ce ne sono poi altri che vengono messi alla prova. Può succedere di incontrare sulla nostra strada qualcosa, o qualcuno, che susciti la nostra curiosità, che inizi a corteggiarci e che ci faccia sentire bene come non succedeva da tempo.

Ho conosciuto la corsa negli anni universitari. Mi teneva compagnia nelle pause dallo studio, e mi faceva sfogare dopo aver dato un esame. All’inizio le dedicavo non più di un’ora al giorno, e quasi solo esclusivamente sul tapis roulant della palestra. Mi era sufficiente. Poi un giorno ho deciso di volerla conoscere più a fondo. Ho iniziato a portarla fuori, e abbiamo trascorso molto tempo nel parco di Monza. Ad ogni uscita la conoscenza reciproca si approfondiva.

Il rapporto che abbiamo costruito si è consolidato e rafforzato nel corso degli anni. Insieme a volte abbiamo gioito altre volte mi sono sentita tradita, magari per un allenamento mal riuscito o un risultato non raggiunto, nonostante io le dedicassi sempre tutta me stessa, senza mai risparmiarmi.

Grazie alla corsa ho dato vita al mio progetto, Running factor, senza il quale non sarei qui a condividere con voi quello che faccio. È stato un modo per dare forma alla mia passione, al mio grande amore per la corsa, un amore che poteva essere condiviso e che ho capito essere travolgente per molti altri. Ho conosciuto persone che sono entrate a far parte della mia vita e di cui non potrei più fare a meno. Se non ci fosse stata la corsa non so se le nostre vite si sarebbero mai incrociate, forse sì ma forse non si sarebbe creata la stessa empatia, quella che la corsa ha reso possibile.

Io, Sara, devo tanto a Running factor, e lo devo a tutti voi che state leggendo, sia che mi conosciate dagli inizi, sia che siate capitati per sbaglio sul mio blog e vi siate ritrovati a leggere queste parole. Mi avete conosciuto come una ragazza che corre, e anche tanto. Tra pochi giorni sarà trascorso un anno dal mio traguardo più importante, quello che ho tagliato al termine della mia prima 100 km del Passatore.

Da quel momento ho avuto un pensiero fisso in testa: “E ora?”

Quale sarebbe stato il mio prossimo obiettivo? Era anche la domanda che più spesso mi sentivo porre dagli altri.

La verità è che non ne avevo la minima idea.

Tanto ero stata decisa nell’intraprendere il percorso che mi avrebbe portato a correre i 100km tanto mi sono trovata indecisa su come programmare l’anno nuovo. Non volevo correre di nuovo il Passatore, non ancora per lo meno, perché non volevo correre il rischio che il nuovo ricordo non fosse all’altezza del precedente. Volevo che tutto restasse invariato.

Mi sono lasciata guidare dagli altri e mi sono convinta a cambiare strada. Correre meno km e più velocemente. O per lo meno ci avrei provato. Puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Da qui la scelta di partecipare ai cross, alla Stramagenta e l’obiettivo della Roma-Ostia.

Mi sono allenata mettendo lo stesso impegno di sempre. Ma non stavo facendo ciò che mi piaceva. Non stavo correndo abbastanza, volevo fare più km.

Avevo appena fatto ordine nella mia testa sul da farsi quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus, e tutti i piani sono saltati. 

Ho continuato a correre solo sul tapis roulant. Ed è stato come fare un tuffo nel passato. Con una differenza: questa volta a dare sfogo alla quotidianità in casa, oltre alla corsa c’è stata lei, la bici.

Ci siam fatte grandi pedalate sui rulli, con annesse altrettante grandi sudate. È stato l’inizio di un vero e proprio corteggiamento nei miei confronti. Più pedalavo e più avrei pedalato.

Come nelle più classiche storie d’amore si è venuto a creare un triangolo, in cui io mi trovo in mezzo al mio amore di sempre, la corsa, mentre ricevo le lusinghe di un nuovo spasimante, la bici, che è riuscito ad attirare tutta la mia attenzione.

Da quando si è potuto riprendere con le attività all’aperto mi sento ancora più combattuta.

Corro e non mi riconosco. Non mi ritrovo in quel gesto così naturale e che mi dava tanti benefici. È come se il mio corpo non si ricordasse più come si fa. Come riuscivo a correre per tanti km senza provare né mostrare segni di fatica?

Poi prendo la bici, inizio a pedalare e mi sembra tutto così semplice. Il vento in faccia, la mente sgombera e la voglia di percorrere insieme tanti km fino a sentirsi esausti ma con quella sensazione di felicità che ti pervade.

Questo è quello che provo, questo è quello che penso. Questa sono io adesso.

Non vuol dire che non correrò più, che mi arrenderò. Continuerò a correre, insisterò, perché io voglio ancora correre, ci sono ancora un sacco di posti che voglio conoscere correndo, ci sono ancora nuove sfide in cui mi voglio cimentare. Non finirà tutto qui.

La mia è una ripartenza, un nuovo inizio. È l’anno zero.

Nei primi mesi di questo 2020 mi ero persa, facendo qualcosa per inerzia o per abitudine, senza una forte motivazione. Lo stop delle scorse settimane mi è servito per fare chiarezza.

Cosa vuole fare Sara?

Sara vuole correre, ma vuole anche coltivare la sua nuova passione, quella delle due ruote. Non c’è un fine preciso o uno scopo da raggiungere. Il mio avvicinamento alla bici non è dettato dal fatto che voglia intraprendere la strada del triathlon.

Voglio semplicemente fare ciò che mi fa star bene e mi rende felice.

Con altissime probabilità non ci saranno gare quest’anno. Sfrutterò questo tempo per ricercare, senza fretta, quella complicità con la corsa che mi ha portato a correre in tre anni 10 maratone, 2 Monza-Resegone e una 100km.

Sarà questo l’obiettivo dei prossimi mesi: ricercare il piacere di correre, senza stress e senza forzature.

Nel frattempo continuerò a godermi le uscite in bici, sono ancora agli inizi ma la voglia di spingere sui pedali è tanta e difficile da contenere.

Senza paranoie, senza obblighi né doveri, tornata la serenità di fare con spensieratezza ciò che mi va di più, tornerò anche a correre come prima, meglio di prima e più di prima.

In fondo se ci pensate bene, non esiste un unico amore. Ne esistono di diversi tipi: l’amore che si prova verso i propri genitori, verso i propri figli, fratelli e sorelle, verso i propri nonni e ancora verso i nostri animali domestici. Perché non potrei amare la corsa e al contempo il ciclismo? Perché sentirmi in qualche modo in colpa se sto iniziando ad appassionarmi a un altro sport?

Sarà un altro tipo di amore, diverso, che non costituirà un ostacolo, ma sarà anzi complementare al primo.

Com’è successo agli inizi del mio percorso vi porterò con me anche in questo mio nuovo inizio. Spero che le storie che vi racconterà questa Sara, che è sempre la solita che avete conosciuto, solo in vesti diverse, possano appassionarvi com’è successo in passato. Quello che non smetterò mai di fare è condividere con voi la mia passione, qualunque strada essa prenda.

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From running to cycling: la bici

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