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Milano Track Fanatix: DEMO event

Se il nome non vi suona nuovo è perché ho già scritto di loro su Runlovers. Sono i diversi, quelli che se la cantano e se la suonano da soli, come mi hanno ripetuto loro in più di un’occasione. Perché spendere altre parole su un gruppo di runner esaltati capitanati e fomentati dal loro coach? Perché non riesco a farmeli stare antipatici. Tutt’altro. Empatizzo con loro e con la loro visione della corsa fatta di numeri, tempi e cronometri. Non riesco proprio a farmeli stare antipatici, perché ogni volta che li incontro, ci parlo, vengo letteralmente travolta dalla loro passione. La verità è che sono contagiosi.

Forse inconsciamente mi piacerebbe essere parte del gruppo così come mi piacerebbe correre forte come loro. Questo mi farebbe sentire una runner migliore? Non credo. Ne guadagnerebbe vantaggio la mia reputazione? Dubito. Probabilmente otterrei l’effetto opposto, risultando più antipatica.

Non giudicare e non sarai giudicato

Ci allontaniamo da chi è diverso da noi. E lo giudichiamo. Così ci ritroviamo a giudicare le persone da cui crediamo di essere giudicate. Giudichiamo l’approccio alla corsa dei Fanatix fondamentalmente perché lo reputiamo troppo esclusivo, un approccio che allontana dalla corsa che al contrario dovrebbe unire le persone.

Loro hanno semplicemente la loro visione, seppur estrema ed elitaria della corsa. Ma come noi non vogliamo essere giudicati non dovremmo a nostra volta giudicare. Il diverso fa paura, ma fa paura perché non lo conosciamo. 

Prossimamente, non si può dire ancora quando, ci sarà modo di conoscerli e incontrarli di persona. Hanno tante idee che frullano veloci nelle loro teste (non riescono a far andare piano nemmeno quelle) a cui si stanno dedicando giorno e notte, anima e corpo. Come nella corsa sono maniacali anche nell’organizzazione degli eventi a cui stanno lavorando. Tanto da aver messo in scena una demo del format di gara che vorrebbero proporre. Una prova generale.

Il format The Track

È composto da un pre event e un main event. Il pre event è aperto a chiunque voglia partecipare. Avete letto bene, chiunque, qualsiasi sia la sua velocità di corsa. Il percorso prevede la ripetizione di x giri di un tracciato lungo 2 km o poco più, per un totale massimo di 10km. Il pre event sarà una gara qualificante per accedere al main event. I tempi di qualifica sono rigidi, molto rigidi: sub 38’ per le donne e sub 37’ per gli uomini (prendendo come riferimento i 10km).

Come se non bastasse c’è anche un dress code: no brand match, total black per l’abbigliamento e scelta libera sul colore delle scarpe, a patto che i calzini siano rigorosamente o bianchi o neri. No carnival party, non si transige. Per far capire che fanno sul serio, nel caso non si fosse già abbastanza capito, ci sarà un addetto incaricato al controllo del materiale: se non si rispetteranno le regole non si potrà prendere parte all’evento. Le regole sono regole, e proprio perché tali difficilmente piacciono. Ma indipendentemente da questo vanno osservate. Così come accade nei contesti ufficiali, quando ci sono federazioni che ti dicono cosa indossare e quali caratteristiche deve avere.

Al main event si potrà accedere solo previa qualifica al pre event o su invito. L’obiettivo è mettere tutti nelle stesse condizioni dando ai meno forti la possibilità di giocarsi la vittoria con i favoriti. In che modo? Con le partenze scaglionate. I partecipanti saranno divisi in griglie in base ai tempi di accesso. I primi a partire saranno quelli con i tempi più alti. Dopo circa 60 secondi partirà la seconda griglia e infine, dopo altri 60 la terza, ovvero la griglia con i runner più veloci. Le sorti della partita si scopriranno soltanto sul finale. Ce la farà il più forte a rimontare? I primi riusciranno a mantenere il vantaggio iniziale? Ci sarà un testa a testa? Chi vincerà?

La classifica sarà unica, uomini e donne, composta dalla somma dei punti assegnati per ordine di arrivo e tempo effettivo di gara. Il mix di questi punteggi darà la classifica definitiva. Un modo per neutralizzare i risultati e dare ancora una volta pari opportunità ai partecipanti. 

La demo ha dimostrato che il format funziona. È stato avvincente per chi ha partecipato e per chi ha assistito. I ragazzi che correvano tenevano un occhio puntato davanti per andare a riprendere chi li precedeva e uno dietro per controllare quanto si stesse avvicinando chi li seguiva. Una sfida adrenalinica capace di spettacolarizzare uno sport come la corsa che da vedere non risulta essere sempre entusiasmante.

Diego, il coach, e i suoi ragazzi mi piacciono perché si mostrano per come sono, nel bene e nel male. Non si sforzano di piacere, mostrandosi per chi non sono. Sono fastidiosamente autentici, ed io spero, mi auguro, che conservino sempre questa caratteristica che ai miei occhi, più di tutte, li rende unici in un mondo dove, un po’ troppo spesso, permea un finto buonismo che non porta da nessuna parte.

Photo credits Francio

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Dinamo Travel Cycling Camp

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