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Status maratoneta

Alla fine mi fregano sempre le chiacchiere: entri a far parte di una società sportiva e che fai? Socializzi, ergo chiacchieri. E quando gli interlocutori sono per lo più maratoneti, più o meno esperti, che ti raccontano le loro esperienze, non puoi che autoconvincerti che la tua prossima impresa sia, indovinate cosa? Diventare una maratoneta come loro! A quel punto desideravo anch’io raggiungere quella specie di Nirvana tanto decantato, che per un maratoneta corrisponde al km 42.195

Fiato al 38°km ne abbiamo?

Una nuova sfida era alle porte: avevo deciso che avrei provato a raggiungere il mio Nirvana il 27 novembre 2016. Mi iscrissi alla maratona di Firenze. Prepararsi per correre per 42.195km, quindi nella migliore delle ipotesi per almeno 4h dato che non stiamo parlando di top runner, richiede impegno e costanza, nulla può essere lasciato al caso. Mi rivolsi al coach della mia società che, dopo aver effettuato il test del lattato per individuare la mia soglia anaerobica, ogni mese mi ha preparato una tabella ad hoc che mi ha accompagnato nella mia missione. Inviavo i feedback del mese precedente per far sapere al coach se ero ancora viva oppure k.o. e aspettavo la mia nuova tabella come un bambino aspetta Babbo Natale sotto la finestra la notte del 24 dicembre. Tenere un diario dei propri allenamenti è un aspetto importante che ho imparato a non trascurare, sia che rientriate nel gruppo dei “primitivi” che scelgono il formato cartaceo, sia che voi facciate parte del gruppo degli “analogici” (come la sottoscritta) e archiviate qualsiasi cosa sul vostro PC in cartelle dedicate. Poco importa, l’importante è annotare tutto! Altra novità in quest’avventura è stata la scoperta degli integratori da assumere mentre si corre: correre a lungo comporta un dispendio di energie non indifferente, perciò qualche booster di energia è sempre ben accetto. Io uso i gel della PRO, di gusto gradevole (il mio preferito è quello al caffè) e ben tollerati dal mio corpo. Mai fare esperimenti in gara, i gel vanno provati in allenamento, perché bisogna accertarsi che diano l’effetto desiderato e non ci siano brutte sorprese. Con Firenze è anche nato il mio amore per le Adidas Ultra Boost: mi servivano delle scarpe per affrontare la preparazione e la scelta è ricaduta su questo modello. Alla prima calzata mi sono sentita come Cenerentola con la sua scarpetta di cristallo, ho subito capito che le avrei scelte, e così è stato, con zero ripensamenti né pentimenti. Appena prese non potevo proprio fare a meno di personalizzarle con le ali di BeRare. E così, tra una scoperta e l’altra, superando tappe intermedie, tra cui la mezza maratona di Pisa, la Laus half marathon (in cui ho raggiunto il mio personal best sulla mezza di 1h44min) e la 30km del lago maggiore, sono arrivata alla maratona di Firenze, con l’adrenalina che sprizzava da tutti i pori. Dopo le obbligatorie foto di rito con i miei compagni di squadra, molti dei quali hanno condiviso con me il debutto in maratona, e l’arrivo in griglia, c’era solo da aspettare il nostro turno per partire. Ho un bellissimo ricordo dal primo all’ultimo km: mi sentivo leggera e felice, ma sempre con un occhio al gps per non strafare nella fase iniziale. Ma quando ho visto che le forze non mancavano anche superato il 21°km con cautela ho proseguito la mia gara senza più pensieri, mi sono ascoltata e ho lasciato che le gambe andassero e gli occhi fotografassero ogni momento perché potesse rimanere vivo nei miei ricordi. Negli ultimi 3 km è arrivata la stanchezza, le gambe hanno cominciato a indurirsi, ma ormai vedevo già l’arrivo, c’ero quasi, cosa potevano essere quegli ultimi km finali in confronto a quelli che mi ero lasciata alle spalle? Ed eccolo, lo striscione con la scritta “arrivo”. Corro con tutte le forze che mi rimangono per raggiungerlo e… è fatta, ce l’ho fatta! Concludo la mia prima maratona in 3h44’37’’, il miglior risultato che potessi mai immaginare. Non mi era nemmeno sembrato di correre così a lungo, nella vita di tutti i giorni 3h44’ possono anche sembrare eterne, non quel giorno, non quel 27 novembre, giornata assolutamente non paragonabile a una giornata ordinaria. Felicità? Euforia? Soddisfazione? Inutile limitare le sensazioni che ho provato dopo aver corso quei fatidici 42.195km con le mie gambe, i miei polmoni e la mia testa, lascio a voi libera immaginazione (poi vi dirò se avrete indovinato!). Con la medaglia al collo, sorridendo alle persone dietro le transenne che mi guardavano passare quasi come fossi una supereroina, mi sono allontanata con una nuova consapevolezza: da quel momento ero diventata una giovane maratoneta!

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Il primo amore non si scorda mai: la mia prima mezza maratona
Un, due, tr… trail

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