Ma sei andata a Padova a correre la maratona senza dire niente?
Ho ricevuto tanti messaggi come questo dopo essere uscita allo scoperto con un reel pubblicato su Instagram riguardo la mia partecipazione alla XXV maratona di Padova.
Dopo essermi ritirata alla maratona di Milano dello scorso 6 aprile ho deciso di volermi rimettere in gioco. Non mi sono sentita in dovere di farlo. A mente lucida ho pensato di volermi dare un’altra possibilità di correre una maratona in primavera prima di dedicarmi ad altro. Quello che è mancato a Milano è stato il periodo di tapering (o scarico) pre gara. Il mio avvicinamento alla gara non è stato sicuramente da manuale, poiché ha coinciso con il viaggio in Kenia. Aver corso più di 100km totali la settimana prima della maratona di Milano non è stata un’idea geniale, ma tu/voi cosa avreste fatto al mio posto? Avreste rinunciato all’opportunità di andare in Kenia? Oppure sareste andati sfruttando ogni singola opportunità di correre nella terra dove si allenano i campioni?
Io ho deciso di correre il rischio e, per questa volta, non seguire il manuale del maratoneta. Ho messo al primo posto l’esperienza facendo slittare al secondo la gara. Così facendo il mio corpo non è arrivato pronto alla maratona di Milano, e me lo ha dimostrato lanciandomi dei segnali a due giorni dalla gara che si son tradotti in febbre, malessere e una smoderata stanchezza. Con queste premesse è già stato un azzardo essermi presentata alla linea di partenza. Con convinzione ci ho provato, ma non è andata e, per evitare di fare ancora peggio, ho deciso di interrompere la mia gara al 25° km. Proseguire oltre nelle condizioni in cui ero sarebbe stato inutile oltre che controproducente.
Col senno di poi avrei gestito tutto diversamente: sarei andata in Kenia ad allenarmi, magari avrei partecipato lo stesso all’evento di Milano, ma non in veste di maratoneta, piuttosto come componente di una delle staffette benefiche, e avrei posticipato la maratona alle settimane seguenti, per dedicare ad ogni evento le energie necessarie. Ma con i se e i ma non si va da nessuna parte, così mi sono rimboccata le maniche, ho cercato una nuova gara e ho scelto la maratona di Padova.
Ho sentito il bisogno di tenere questa decisione per me, non condividerla, nemmeno con i miei amici più cari. In pochissimi erano a conoscenza del fatto che sarei andata a correre a Padova, si contavano più o meno sulle dita di una mano. Per una volta ho deciso di non pubblicare niente a riguardo e comportarmi come se nulla fosse, per non avere alcun tipo di influenza, positiva o negativa. L’unica influenza che mi sono permessa di avere è stata quella dell’Ultroby, a cui ho chiesto di accompagnarmi in questa trasferta e lungo il corso di tutta la gara.
Alla vigilia della maratona di Padova ero carica e convinta. Sapevo che ci sarebbe potuta essere l’incognita del caldo ma non mi preoccupava più di tanto. Mi ha preoccupato di più scoprire che la mattina della gara il mio corpo, un corpo di donna adulta, era nel suo primo giorno di ciclo, un argomento molto discusso ultimamente che non affronterò in questo momento perché troppo complesso e personale. Quello che mi limiterò a dire è che dal punto di vista psicologico non è stato di grande aiuto. Son passata oltre e ho cercato di non pensarci.
Mi è piaciuta l’atmosfera più calma e con meno bolgia nella zona di partenza rispetto a eventi più blasonati e partecipati. Non andavo cercando un grande evento in stile Major ma uno che mi desse l’opportunità di poter riprovare a correre una maratona al meglio delle mie possibilità, cercando di migliorare il personale fatto lo scorso dicembre a Malaga.
Per il mio scopo Padova è stata perfetta. Qualcuno la etichetterebbe come una maratona minore, ma alle mie orecchie suonerebbe dispregiativo. Mi è piaciuto il percorso, veloce e ben equilibrato nei passaggi in zone rurali che si sono alternati ai tratti nei centri abitati della periferia della città. Un tifo modesto ma presente, che si è fatto sempre più intenso sul finale della gara nel centro di Padova, quando ormai il percorso della maratona e della mezza maratona si erano ricongiunti. A non essere stata perfetta sono stata io. Ho corso al meglio che ho potuto, facendo una buona prima metà gara per poi dover gestire una seconda metà non all’altezza della performance che avevo in mente. Per quanto Roby abbia cercato di farmi tenere il ritmo perfetto per l’obiettivo io sentivo di non avere le energie per stargli dietro. Ci ho provato, ma per quanto con la testa volessi resistere il corpo non era della stessa idea. Le energie non erano sufficienti per farcela e il respiro troppo in affanno. Ho rimodulato il passo con l’obiettivo di arrivare comunque in fondo seppur con una previsione di tempo finale diverso da quello che avevo immaginato.
Ho tagliato il traguardo della maratona di Padova in 3 ore 19 minuti e 21 secondi con un tempo che mi è comunque valso un terzo posto di categoria. Nonostante tutto sono contenta: contenta di aver “esorcizzato” il ritiro della maratona di Milano, di essermi data una seconda chance in questa stagione giustificando in qualche modo gli allenamenti e chilometri corsi finora, di aver stretto i denti anche quando i piani sono cambiati, di essere arrivata in fondo a questa mia diciannovesima maratona.
Nello sport come nella vita non tutti i tentativi si trasformano in vittoria, ma ognuno porta con sé un significato.
Le parole giuste lette al momento giusto. Le ha scritte Eliud per commentare la sua partecipazione alla maratona di Londra. Le ho prese in prestito perché penso che sarebbe inutile cercarne altre per descrivere meglio lo stesso concetto.
Sento il bisogno di mettere per iscritto due ringraziamenti in particolare: uno va a Roby che ha accettato senza alcuna esitazione ad accompagnarmi per farmi da pacer, ruolo che ha svolto alla perfezione oltre ad essere stato un compagno di viaggio impeccabile; l’altro va al mio coach, Matteo, che in questi primi mesi dell’anno ho messo a dura prova, scombussolando il programma di preparazione per la maratona, ma che accetta ogni mia “deviazione” dal percorso originale, riadattando gli allenamenti per farmi arrivare sempre nelle condizioni migliori in gara.
Ora inizia la stagione del mio circuito delle classiche di maggio e giugno: Monza Montevecchia e Monza Resegone, con una new entry nel mezzo…