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Body Flying

C’è chi vedendo un paio di scarpe nella vetrina di un negozio non riesce a resistere alla tentazione di provarle per entrarne in possesso. Io non so resistere alla tentazione di provare una nuova disciplina quando mi si presenta l’opportunità (non che alla vista di un paio di scarpe che mi piacciono opponga molta resistenza!).

La mia amica Laura studia per diventare istruttrice di Body Flying, una disciplina di cui non avevo mai sentito parlare prima, e in preparazione dell’esame finale mi ha chiesto di farle da “cavia” per seguire una lezione tenuta da lei.

Il Body Flying è un sistema di allenamento nato dall’idea di Antonella Faleschini di riunire in un’unica disciplina il Pilates, lo Yoga, la ginnastica artistica, lo stretching, il potenziamento muscolare e tutti i lavori ad alta richiesta funzionale. A partire dal 2008 Antonella ha iniziato a lavorare sul metodo arrivando a sviluppare una combinazione infinita di esercizi. Tutto si basa sull’utilizzo dell’attrezzo da cui prende il nome la disciplina, il Body Flying, che consiste da una sorta di amaca fabbricata con il tessuto del paracadute che garantisce il massimo della qualità e resistenza. È formato da un corpo centrale, un drappo, e da tre maniglie posizionate ad altezze diverse. Si può ancorare al soffitto o anche a un supporto alternativo, come per esempio la struttura di un’altalena come ha fatto Laura posizionandolo in giardino potendo così godere dei benefici dell’aria aperta.

La lezione è iniziata con qualche esercizio di riscaldamento che mi ha consentito di prendere confidenza con l’attrezzo. Fin da subito ho capito che il controllo del corpo è un aspetto fondamentale per riuscire ad eseguire correttamente gli esercizi senza sbilanciarsi e cadere. Per ciascun esercizio, sia a terra che in sospensione sul telo, bisogna individuare il proprio baricentro. Trovando il giusto equilibrio si riesce ad eseguire correttamente e in sicurezza ogni movimento. Anche la respirazione gioca un ruolo fondamentale nell’esecuzione degli esercizi e deve sempre accompagnare ogni movimento, mai lavorare in apnea.

Alcuni degli esercizi proposti per il riscaldamento sono stati i seguenti:

  • partendo dalla posizione eretta, impugnando le maniglie che si trovano all’altezza del petto mi sono sbilanciata prima in avanti e poi lateralmente, prima a destra e poi a sinistra, sempre mantenendo le braccia tese, l’addome contratto e l’ombelico retratto;
  • inserendo entrambe le mani in una maniglia e mantenendo il bacino dritto per tutto l’esercizio, ho eseguito delle torsioni del busto portando entrambe le mani dal lato opposto esercitando una leggera e costante pressione sulla maniglia; ho ripetuto per entrambi i lati.

Siamo poi passate agli esercizi per l’addome:

  • dopo essermi seduta sul drappo ed essermi centralizzata in modo tale da non dondolare, ho steso le gambe di fronte a me e successivamente sono salita e scesa con la schiena con movimenti lenti e controllati, senza tenere i lembi dell’amaca con le mani. I muscoli hanno cominciato a tremare e non dondolare si è rivelato più complicato del previsto, ma me la sono cavata con solo delle piccole oscillazioni;
  • restando in sospensione mi sono sdraiata lateralmente sul telo allungando tutto il corpo. Il braccio più vicino al suolo è rimasto teso sopra la testa mentre l’altro si avvicinava per poi tornare lungo il corpo. Questo esercizio è stato ancor più difficile del precedente perché ha fatto lavorare gli addominali laterali e obliqui che difficilmente si riescono a sollecitare in maniera efficace.

Abbiamo proseguito con degli esercizi a terra:

  • sdraiata, con la schiena appoggiata al materassino, i piedi dentro al drappo con le ginocchia piegate a 90° e impugnando il paio di maniglie più vicino al suolo, ho sollevato il busto facendo lavorare l’addome e allargando le braccia verso l’esterno, stando attenta a non sollevare le spalle ma mantenendole ben lontane dalle orecchie; lo stesso esercizio l’ho ripetuto anziché con le gambe piegate con entrambe le gambe tese e per finire tenendo un solo piede appoggiato sul telo e l’altro accanto in tenuta;
  • mantenendo la posizione supina con gambe tese e ciascun piede dentro una maniglia ho sollevato il bacino fino a formare una linea retta con tutto il corpo, poi restando in tenuta con il bacino più in alto possibile ho piegato le ginocchia, prima alternandole e successivamente insieme.

E per concludere la lezione:

  • seduta sul drappo e impugnandolo lateralmente mi sono lasciata cadere indietro fino ad appoggiare per terra la parte superiore delle scapole e alzando le gambe verso l’alto avvolgendo gambe e piedi al telo per acquisire stabilità. In questa posizione ho lasciato che la schiena si rilassasse e si allungasse, godendomi un po’ di relax. Gli esercizi di inversione hanno effetti benefici per la circolazione, la funzionalità del cervello e l’armonia generale del corpo.

Sfruttando solo il peso del mio corpo e la forza di gravità ho lavorato sulla forza, la coordinazione, la resistenza, la flessibilità e la postura. Un allenamento completo, a 360°.

Il mio parere? Non vedo l’ora di poter seguire un’altra lezione di Body Flying! Mi ha affascinato, forse per la presenza dell’attrezzo che non impone limiti di movimento, anzi, li agevola e in alcuni casi accresce la difficoltà degli esercizi. Gli allenamenti sono tutti personalizzabili in base al livello, partendo dai più semplici fino ad arrivare ai più estremi.

Per un runner è un allenamento ideale perché sostituisce il classico allenamento funzionale, utile da inserire tra un’uscita e l’altra per rafforzare alcuni distretti muscolari coinvolti nella corsa, con qualcosa di nuovo e più stimolante. Inoltre permette allo stesso tempo di allungare i muscoli che troppo spesso il runner dimentica di stretchare alla fine della sessione di corsa.

Potenziamento e allungamento muscolare, della serie “two-is-mei-che-one”!

E ora non mi resta che augurare un grossissimo in bocca al lupo a Laura 🙂

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